Caprino d’Aspromonte

Il Caprino d’Aspromonte si ottiene con una lavorazione del latte riscaldato a 36-37 gradi, si aggiunge caglio di capretto, e a coagulazione avvenuta si rompe la cagliata con il “ruotolo” fino alle dimensioni di un chicco di riso. Dopo che si è raccolta sul fondo, la cagliata è estratta e trasferita nelle fiscelle di giunco, dove è pressata manualmente. Dopo qualche ora viene effettuata la salatura (a secco); per la stagionatura le forme sono poste su un ripiano di canne “cannizzo” o di legno in un luogo fresco. Sulla crosta compatta, di colore bianco nel formaggio fresco, giallo-bruno in quello stagionato, sono evidenti i segni della fiscella. La pasta è cruda, bianca avorio e morbida, ma tende a diventare dura e scura col progredire della stagionatura. Le facce sono piane, con un diametro di 18-20 cm, uno spessore di 6-7 cm e il peso varia da 1 a 2 kg. Il sapore è dolce tendente all’acido e inoltre sprigiona una nota di selvatico. Il Caprino d’Aspromonte viene commercializzato fresco nei territori dell’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria come formaggio da tavola o stagionato per la grattugia.

Clementine di Calabria

L’indicazione geografica protetta “Clementine di Calabria” designa esclusivamente il frutto della Clementine afferente alle seguenti cultivar, selezioni clonali, mutazioni gemmarie: “SRA 63”, “Spinoso”, “Fedele”, “Comune”, “Tardivo”, “Hernandina”, “Marisol” e “di Nules”.

Le zone di maggiore produzione sono nei territori della provincia di Reggio Calabria e nella Piana di Sibari, atte alla coltivazione degli agrumi “Clementine”. I terreni idonei per la coltivazione della “Clementine di Calabria” sono di medio impasto con un contenuto di limo e argilla inferiore al 60% e con un contenuto in calcare non superiore al 15%. La produzione unitaria massima è di 350 q.li a ettaro per tutte le cultivar, selezioni clonali e mutazioni gemmarie ammesse.

L’agrume deve avere l’epicarpo liscio con numerose ghiandole oleifere con colore arancio scuro; forma sferoidale leggermente schiacciata ai poli; calibro di diametro minimo di 16-18 mm; polpa succosa, di colore arancione uniforme, deliquescente e aromatica; semi assenti o di numero esiguo e tenore zuccherino (0Brix) minimo 10. Le Clementine sono ricche di vitamine, aromatiche, molto dolci e facili da sbucciare. Possono essere gustate fresche o trasformate in canditi, marmellate, succhi, sorbetti, dolci e liquori. Ottime come ingrediente per aromatizzare carne o pesce.

Il Bergamotto

La denominazione di origine protetta “Bergamotto di Reggio Calabria – olio essenziale” è riservata esclusivamente all’olio essenziale estratto con il metodo cold pressed dal frutto Citrus Bergamia Risso nelle varietà Femminello, Castagnaro e Fantastico. Le origini della pianta sono avvolte da un alone di mistero e gli storici narrano della sua presenza nel 1750 nel Fondo dei Giunchi a Reggio Calabria, dove ha il suo habitat naturale.  In Calabria l’industria di trasformazione del bergamotto ha una posizione di rilievo perché è la sola regione in grado di coltivare l’agrume. Il “Bergamotto di Reggio Calabria – olio essenziale” deve avere un aspetto liquido, mobile, limpido talvolta con deposito solido; dal colore verde a giallo verdastro; con odore caratteristico, gradevole, fresco, richiamante quello del pericarpo del Bergamotto. Il pregiato olio essenziale che se ne ricava viene esportato in tutto il mondo specialmente per il suo utilizzo nella cosmesi e nella profumeria. L’agrume ha fatto il suo ingresso in alta gastronomia e in pasticceria, grazie alle ricette e ai dolci di pionieri chef e pasticcieri reggini che hanno creduto in questo ingrediente unico, al punto da coinvolgere  i maestri culinari internazionali a inserire il frutto nei menù, con brillanti risultati apprezzati da intenditori e buongustai. Con la buccia, opportunamente trattata, si possono aromatizzare primi piatti, secondi e dolci. Il suo aroma imprime un gusto ineguagliabile a caramelle e bucce candite e l’essenza è ottima per un profumato e delizioso tè o sorbetto. Attraverso il succo, dal gusto amarognolo, si ottengono liquori, sciroppi e ottimi integratori. Un frutto della terra calabrese che ha anche benefici per la salute con principi terapeutici contro virus e batteri, proprietà antiossidanti, antireumatiche, antipolipemizzanti e vaso protettive, offrendo strumenti utili per normalizzare trigliceridi, colesterolo e glicemia. Per divulgare la conoscenza di questo prezioso agrume e del suo impatto sull’economia del territorio, è stato istituito il Museo del Bergamotto a Reggio Calabria, che espone gli antichi strumenti e le immagini che raccontano più di trecento anni di cultura, storia e tradizioni sull’agrume e sul suo utilizzo.

L’Annona di Reggio Calabria

Il famoso “lungomare Falcomatà” di Reggio Calabria ospita numerose e pregiate piante mediterranee e tropicali anche di grandi dimensioni. Ma le essenze “esotiche” non riguardano solo il “più bel chilometro d’Italia” di dannunziana memoria ma anche l’entroterra reggino e i comuni limitrofi. L’Annona ne è un rinomato esempio da diversi decenni, certificata dall’amministrazione comunale De.c.o con la denominazione “Annona di Reggio”.

Col termine “Annona di Reggio De.c.o.” si intendono le varietà della specie Annona cherimola Mill e in particolare le varietà commerciali di origine spagnola acclimatate tra cui Fino de Jete e Campas (meno diffusa) nonché le cosiddette “varietà locali” o “varietà deformi” e appare di colore verde brillante anche a maturazione ed è di forma omogenea cordiforme (sembra un cuore verde) o conica, con buccia sottilissima e areole omogenee e mediamente depresse. Il suo sapore è dolce e aromatico di tipo “esotico” con polpa morbida di colore bianco-crema. Presenta una elevata concentrazione zuccherina ed è poco succosa e ricca di Vitamina C.

Tradizionalmente con il frutto possono essere realizzati diversi prodotti dolciari come il gelato, il sorbetto, il babà, la marmellata, dessert vari, ma recentemente sono stati proposte innovative e delicate varianti: tortine di ricotta e annona, cake all’annona e crostata alla crema cotta e annona sciroppata. L’Annona reggina, come molti altri prodotti di nicchia e a marchio De.c.o., ha una grande valenza in termini di biodiversità, suscita sempre una grande curiosità per le sue caratteristiche esteriori e diventa vera passione gastronomica dopo averla assaggiata la prima volta.

L’Arancino

Sua maestà l’arancina… il re indiscusso della rosticceria. Si tratta a tutti gli effetti di un piatto completo, infatti il riso allo zafferano racchiude al suo interno un cuore di ragù con carne di vitello e piselli mentre la panatura croccante lo rende facilmente trasportabile. Oltre all’originale al ragù, è  facile trovarne con spinaci e mozzarella, burro e prosciutto ma con il tempo le varianti sono diventate così tante che non è raro imbattersi in qualche arancineria, piccoli locali che fanno solo arancine e ne propongono almeno 50 gusti diversi. La diatriba più grande in cui è coinvolto  questo must riguarda il suo nome. Infatti sua maestà diventa re o regina a seconda della città, se a Catania si tratta di “arancino”, a Palermo viene conosciuta solo e solamente come “arancina”, rivendicando la somiglianza per colore e  forma ad un’arancia. Oggi però la forma che la fa da padrone é quella conica, a tal proposito una piccola chicca per gli intenditori: nonostante l’immaginario collettivo vuole che il primo morso addenti la croccantissima punta, in realtà il giusto senso è proprio al contrario. Avete capito bene, la mano avvolge il cono con la punta verso il basso, così facendo l’arancino/a segue ergonomicamente la forma della mano permettendo una salda presa.  Nessuno vorrebbe perderne dei pezzi mangiandola, questa salda impugnatura renderà impossibile perderne anche solo un chicco!

La ‘nduja

La ‘nduja, inclusa nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (P.A.T.), è un tipico insaccato piccante a grana fine la cui caratteristica principale è costituita dalla sua spalmabilità. E’ tra i più rinomati prodotti tipici calabresi e la sua maggiore area di produzione si concentra nel comune di Spilinga (VV), cittadina situata al centro dell’altopiano del Poro. La preparazione della ‘nduja, considerata povera per l’origine degli ingredienti, è una esperienza gastronomica che fa riflettere sulle tradizioni artigianali di alcuni prodotti che garantiscono la loro genuinità. Avviene realizzando una miscela di carni suine – parti grasse e gustose del maiale – impastate con abbondanti dosi di peperoncino rosso locale – dolce e piccante -, che dà al salume quel particolare colore bruno rossastro. Con cura maniacale questo prodotto viene confezionato nel cosiddetto budello di maiale e legato all’estremità, per poi passare alla fase dell’affumicatura. Le caratteristiche organolettiche del prodotto negli anni sono rimaste inalterate grazie alle ricette tradizionali tramandate da secoli e gelosamente custodite dai produttori. In cucina, noti chef internazionali, utilizzano la ‘nduja nelle loro ricette perché dona un tocco di temperamento ed è gustosa e piacevolmente piccante. Si consiglia di degustarla al naturale: spalmata su fette di pane abbrustolito ancora caldo o sulla focaccia. Ottima per gli abbinamenti con formaggi semi stagionati o per dare un sapore intenso al sughi di ragù e di pomodoro. Particolarmente squisita e appetitosa per la preparazione di salse d’accompagnamento a gustosi secondi di carne.

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