6 motivi per visitare la Calabria in inverno

Visitare la Calabria in inverno? Un’ottima idea per chi vuole godersi tutte le sfumature più suggestive (e forse meno conosciute di questa regione!)

Per la maggior parte dei viaggiatori visitare la Calabria è un’attività da organizzare esclusivamente durante la bella stagione, tra spiagge di sabbia bianca, paesini sul mare e caldi paesaggi assolati popolati viti e da agrumeti. Questo succede perché siamo abituati ad immaginare la Calabria come una meta esclusivamente estiva, ma non è così!

Qui storia, arte, tradizioni secolari e gastronomia alimentano tutto l’anno la vita di borghi e città e le montagne. Queste, se in estate sono splendidi paradisi incontaminati, durante l’inverno si coprono di neve trasformandosi in scenari dai colori candidi, pronti ad ospitare i viaggiatori appassionati di sport e passeggiate invernali.

Ecco allora 6 buoni motivi per visitare la Calabria in inverno:

1.Parco Nazionale della Sila
Il Parco, che prende il nome dall’omonima catena montuosa è Patrimonio dell’Unesco. Oltre ad ospitare un ecosistema vario di grande bellezza (troviamo il lupo, simbolo del Parco, daini, cervi ecc…), qui è possibile fare trekking e praticare lo sci o passeggiate in ciaspole godendo del panorama imbiancato dalla neve e respirando aria pulita.

2.Bronzi di Riace a Reggio Calabria
A Reggio Calabria c’è il Museo Archeologico Nazionale, uno dei musei italiani più importanti dedicati alla Magna Grecia. Questo è decisamente un luogo da non perdere, soprattutto per gli amanti di storia e cultura, che potranno ammirare i Bronzi, probabili originali greci risalenti al V secolo A.C

3.Borghi
Alcuni borghi della Calabria sono piccoli universi da scoprire. Qui la gastronomia è genuina, le comunità locali ospitali e tutto sembra immerso in una dimensione antica, dove valori e tradizioni sono rimasti immutati nei secoli. Proprio in provincia di Reggi Calabria ne troviamo 3 che sono assolutamente da non perdere e sono Gerace, Bova e Stilo (quest’ultimo famoso anche per la sua caratteristica Cattolica, una piccola e suggestiva chiesa bizantina risalente al X secolo. Ci sono, poi, tanti altri piccoli paesini da scoprire, come Morano Calabro,Bandiera arancione e Borgo tra i più belli d’Italia. Questo borgo ha una forma inconfondibile (si sviluppa come un nastro che si avvolge in altezza sull’altura di un colle) e la sua sagoma, che in inverno ricorda quella di un presepe arroccato) è impossibile da dimenticare!

4.Parco Nazionale del Pollino
È il Parco Nazionale più grande d’Italia e Patrimonio dell’Unesco, comprende diversi comuni e si estende tra Basilicata e Calabria. Se siete amanti degli sport invernali e avete deciso di visitare la Calabria in inverno potrete dedicarvi allo sci e alle ciaspolate. Sport che vi condurranno in luoghi panoramici dove ammirare panorami sconfinati, la natura imbiancata e i giganteschi pini loricati (simbolo del luogo) ricoperti di neve.

5. Tour enogastronomici
L’enogastronomia non va in vacanza! Tutto l’anno in Calabria buon cibo e ottimo vino sono presenti sulle tavole di ogni città e piccolo paesino. Ma se visiterete la Calabria in inverno, scoprirete che è proprio in questo periodo e in particolare nei centri montani che troviamo le pietanze più ricche e corpose fatte con i prodotti genuini che offre la gastronomia locale. La lavorazione della carne in Calabria è un must: carni bovine, suine e ovine da mangiare arrosto, stufate o come condimento di ottimi sughi per paste fatte a mano sono una vera specialità. Il Caciocavallo Silano merita un assaggio, così come il Pecorino del Monte Poro,  la ricotta salata, il pecorino di primo sale. La ‘Nduja Spalmabile, con il capocollo e la  sopressata, sono immancabili su rustici taglieri, accompagnati da vini locali che esalteranno al meglio ogni nota di gusto.

6. Ispirazioni di viaggio
Ci sono tantissime ispirazioni di viaggio e suggerimenti che permettono di adattarsi a tutti i tipi di viaggiatore. Qualche idea? Visita i nostri pacchetti su www.lovesouthitaly.it

La soppressata, in Calabria è DOP

Uno dei cibi che accomuna molte tra le regioni del Sud Italia è la soppressata. La troviamo in Campania, in Puglia e in Basilicata, ma è in Calabria che la soppressata acquista il marchio DOP (Denominazione Origine Protetta), a significare che proprio in questa regione se ne riconosce una certa specificità.

La lavorazione della soppressata in Calabria e in tutto il Sud Italia è una tradizione lunga secoli che si perde tra gli antichi mestieri di un tempo. Dobbiamo attendere il 1691 per avere una delle prime testimonianze concrete che ci parli di questo particolare salume: la troviamo nell’opera Della Calabria Illustrata, dove Padre Giovanni Fiore da Cropani elenca, tra le carni salate, quelle che venivano trasformate “in Lardi, in Salsicci, in Suppressate, e somiglianti”

Perché la soppressata si chiama così?

Il nome come è facile immaginare ha origine dall’azione di pressione che viene compiuta quando l’insaccato è in fase di essiccazione, per dargli una forma appiattita. Il termine stesso, poi, subisce dei leggeri cambiamenti a seconda della regione in cui ci troviamo, Nel dialetto luca.no, ad esempio, si dice  “subbursata” oppure “soperzata” mentre in puglia  “sebbursète”.

Lavorazione della soppressata

La lavorazione prevede l’uso di carne fresca di suino ricavata dai tagli più pregiati, come la spalla, la coscia e il filetto. C’è poi anche una parte grassa, costituita dal lardo in percentuale variabile dal 4 al 15% per ogni chilogrammo di carne. La carne è tagliata in pezzi grossolani con la famosa tecnica detta a punta di coltello, che mantiene le porzioni piuttosto compatte. Alla carne sono uniti aromi e spezie (in qualche caso viene aggiunto peperoncino piccante) e l’impasto viene tritato e poi racchiuso in un budello preferibilmente naturale, precedentemente sterilizzato e il tutto viene poi legato con spago, per una migliore saldatura.

Essicazione

Ma la preparazione delle soppressata non finisce qui! Appena realizzata, infatti, è sottoposta ad una fase molto importante, che ne deteriminerà il risultato finale: l’essicazione, che avviene secondo standard ben precisi. Innanzitutto la luce, o meglio il buio: l’essicazione deve avvenire in un ambiente non illuminato. Poi, il tempo: il processo dalle 3 alle 12 settimane, a seconda del peso, diametro e risultato che si vuole ottenere (la soppressata DOP di Calabria prevede una stagionatura di almeno 45 giorni).

Regole ferree:

Affinché la soppressata di Calabria possa avere il marchio DOP ci sono delle precisissime regole da seguire, dalla scelta della carne, al metodo di essicazione. Volete conoscerne alcune?

  1. La Soppressata di Calabria deve essere ottenuta dalla lavorazione di carni di suini nati nel territorio
    delle regioni Calabria, Basilicata, Sicilia, Puglia e Campania e allevati nel territorio della regione
    Calabria dall’età massima di quattro mesi.

2. Le fasi di macellazione e lavorazione devono aver luogo nel territorio calabrese.

3. Il peso medio del lotto dei suini alla macellazione deve essere non inferiore a 140 kg.


Queste sono solo alcune delle norme, e potete trovare le altre anche online consultabili sul disciplinare del prodotto.

Abbinamenti
Ma veniamo alla parte più interessante: come mangiare la soppressata?
Perfetta come antipasto su un tagliere di salumi e formaggio è ottima accompagnata da pane casereccio condito e sott’oli locali. Il vino da scegliere dovrebbe avere una media corposità (come un Aglianico, ad esempio) o potrebbe essere sostituita da una birra chiara leggera o anche una doppia malto, per un accostamento dalle note più consistenti.



it_ITItaliano