La focaccia barese

La focaccia barese è un prodotto della tradizione gastronomica popolare, lievitato da forno tipico della Puglia. Originariamente è nata ad Altamura come variante del pane di grano duro, dall’esigenza di sfruttare il calore iniziale del forno a legna prima che la temperatura si stabilizzasse.
Prima di procedere all’infornamento delle pagnotte, si stendeva un pezzo di pasta di pane cruda, lo si lasciava riposare ed infine lo si condiva e lo si cuoceva.

La ricetta presenta numerose varianti in base alla zona geografica.

La versione classica si ottiene amalgamando semola, patate lesse, sale, lievito ed acqua: il risultato è un impasto elastico che si lascia lievitare su una teglia unta con olio extravergine d’oliva, successivamente si lascia lievitare di nuovo, si condisce e si cuoce, preferibilmente in forno a legna. L’olio viene versato sulla superficie durante il condimento che va necessariamente versato sull’impasto prima della cottura.

Al termine della cottura, si ottiene una spianata con un’altezza di 1-3 cm.

Le varianti più diffuse della focaccia barese sono: focaccia con pomodori freschi e olive, focaccia con patate spesse 5 mm e focaccia bianca condita con sale grosso e rosmarino.

Oltre queste varianti, se ne trovano altre che prevedono l’aggiunta di cipolle, verdure, melanzane o peperoni.

La mandorla del Pollino

La mandorla è il frutto del mandorlo (Amygdalus communis L. oppure Prunus amygdalus o Prunus dulcis), più precisamente ne rappresenta il seme commestibile. Il mandorlo è una pianta appartenente alla grande famiglia delle Rosacee, la stessa alla quale appartengono piante da frutto molto comuni quali l’albicocco, il lampone, il melo, il nespolo, il pero, il pesco e il susino. È originaria del continente asiatico ed è attualmente diffusa in tutto il bacino mediterraneo. Furono i fenici che introdussero il mandorlo nel nostro Paese, per la precisione in Sicilia. Il mandorlo è una pianta longeva che può raggiungere anche 10 metri di altezza. Ha rami di color marrone o marrone-grigiastro, foglie seghettate e fiori bianchi o leggermente tendenti al rosa.
La mandorla è una drupa ovoidale che per certi versi ricorda la noce (i romani chiamavano la mandorla, la noce greca) con una superficie verde, talvolta coperta da peluria; il guscio, legnoso e poroso, contiene al suo interno uno o due semi ricoperti da una sottile pellicola talvolta liscia talvolta rugosa. Le mandorle possono venire raccolte fresche nei mesi di aprile e maggio prima che il guscio sia lignificato oppure, semifresche, nei mesi di luglio e agosto. Le mandorle fresche sono reperibili durante tutto l’anno.
Dopo che le mandorle sono state raccolte, prima di poter essere commercializzate vengono sottoposte a svariati processi: smallatura, essiccazione, sgusciatura, pelatura, selezione e calibratura. In passato, molte di queste operazioni venivano effettuate manualmente, ma oggi esistono macchinari appositi che permettono lavorazioni molto più veloci e accurate.

Moscato di Saracena

Il Moscato di Saracena è un vino che si ottiene dal Moscatello di Saracena che è un vitigno autoctono e una coltivazione tipica ed esclusiva del comune di Saracena, (Città del Vino) nell’area del Pollino in Provincia di Cosenza.

Il Moscato di Saracena è un vino passito da meditazione. Si produce con un procedimento antichissimo che prevede la vinificazione separata dell’uva moscatello, ottenuta dal vitigno autoctono e da altre uve. Il mosto ottenuto dalla vinificazione delle uve Malvasia, Odoacra e Guarnaccia viene concentrato – attraverso un processo di sapiente e peculiare bollitura – per ottenere una riduzione di circa un terzo del totale: questo procedimento determina un aumento del grado zuccherino e quindi del grado alcolometrico. L’aroma ed il gusto particolari provengono invece dall’uva moscatello, raccolta e appassita alcune settimane prima della vendemmia. L’uva moscatello disidratata, selezionata e schiacciata manualmente, viene quindi aggiunta – nelle giuste proporzioni – al mosto concentrato. Dopo una lunga e lenta fermentazione, si ottiene un vino passito color giallo ambra dall’aroma intenso e dal sapore di miele, fichi secchi, frutta esotica. Rilevanti i riconoscimenti e i premi su scala internazionale.

Il Moscato al governo di Saracena è un presidio slowfood.

FONTE: Wikipedia

Salsiccia di Calabria

La Denominazione di Origine Protetta “Salsiccia di Calabria” è riservata al prodotto di salumeria che deve avvenire nel territorio regionale, che ha una tradizione norcina risalente addirittura alla Magna Grecia. I Salumi rappresentano un alimento dominante e fondamentale per la gastronomia calabrese e la Salsiccia è la più conosciuta e diffusa tra i salumi calabresi certificati ed è ricavata dall’impasto, ben amalgamato, delle carni della spalla del suino, della coscia e/o del sottocostola, con lardo e ingredienti aromatici naturali come il pepe nero, pepe rosso dolce o piccante e semi di finocchio. Si distingue in base al territorio e alle tradizioni famigliari e non manca mai sulle tavole con delle ricette di prodotti tipici di stagione che l’abbinano ai peperoni cruschi o fresci, funghi, fagioli, melanzane, formaggi, verdure sott’olio, pane casareccio, castagne, e tanto altro, fino allo squisito piatto tipico e identitario di peperoni con patate e salsiccia.

Soppressata di Calabria

La Calabria ha tra i suoi prodotti tipici vari salumi e la Denominazione di Origine Protetta “Soppressata di Calabria” è riservata al prodotto di salumeria che deve essere ottenuta dalla lavorazione di carni di suini allevati nel territorio calabrese. Varie fonti storiche – dalla colonizzazione greca al Rinascimento – menzionano la “Soppressata” quale prodotto preparato con l’impasto della carne, tritata a medio taglio, ricavata dal prosciutto, dalla spalla e/o dal filetto di suini, con grasso ben scelto ricavato dal lardo della parte anteriore del lombo, vicino al capocollo, e ingredienti aromatici naturali – pepe nero in grani e in polvere, peperoncino/peperone (genere Capsicum L.) rosso piccante, rosso dolce, in polvere e/o in crema, vino e spezie -. Tra le soppressate italiane è di sicuro la più riconosciuta anche per via della certificazione DOP e si gusta principalmente cruda e accompagnata da un buon vino calabrese, sia rosso corposo o bianco intenso, con pane casareccio e verdure. Questo insaccato tipico è buonissimo per dare un tocco in più ed esaltare primi o secondi piatti, rendendo saporiti e gustosi sughi e ripieni o contorni.

Stocco di Mammola

Questo prodotto ha trovato l’habitat naturale a Mammola ed è un prezioso alimento, fiore all’occhiello della gastronomia calabrese, anticamente considerato cibo dei poveri. Col termine “Stocco di Mammola” si intende l’insieme delle parti o porzioni del Merluzzo (Gadus morhua) pescato nei mari del Nord (area FAO 27), selezionato, pulito ed essiccato naturalmente all’aria aperta in Norvegia, importato a Mammola e lavorato (eviscerato e reidratato) con la tradizionale tecnica artigianale dell’”ammollatura” o “spugnatura” tramite l’utilizzo dell’acqua a bassa temperatura di Mammola proveniente dalle sorgenti montane circostanti (Limina). Questa fase di lavorazione consiste nella reidratazione del pesce in acqua fredda ed è successiva alla iniziale tranciatura delle pinne. L’acqua di Mammola contraddistingue la carne del pesce stocco, risulta molto “leggera” (ovvero con un residuo fisso molto basso) ed è munita di buone componenti minerali (ricca di ferro, magnesio, calcio) che influiscono positivamente sul prodotto, conferendo maggiore serbevolezza, gusto e consistenza e che possono, in maniera naturale, accelerare e migliorare il processo di idratazione dello stesso.

Le parti dello “Stocco” vengono denominate a seconda delle caratteristiche derivanti dal taglio e dal peso, come di seguito indicato: “pinna”, “filetto”, “ritagli o “tranci”, “ventresche” o “ventricelle” o “ventrelle” (interiora). Tali prodotti possono essere commercializzati per l’utilizzo gastronomico privato e della ristorazione e sono utilizzati per realizzare pietanze crude e cotte, caratteristiche della cucina tradizionale mammolese e calabrese in genere, secondo le usanze locali o familiari, le quali potranno fregiarsi del marchio “Stocco di Mammola – De.C.O”. Lo stocco conta secoli di tradizione, diventando un piatto tipico locale e tra i più rilevanti e gustosi della popolare cucina e dieta mediterranea, preparato come antipasto o secondo piatto, componente di sughi per la pasta o servito come piatto unico accompagnato da patate e peperoni cruschi.

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