La soppressata, in Calabria è DOP

Uno dei cibi che accomuna molte tra le regioni del Sud Italia è la soppressata. La troviamo in Campania, in Puglia e in Basilicata, ma è in Calabria che la soppressata acquista il marchio DOP (Denominazione Origine Protetta), a significare che proprio in questa regione se ne riconosce una certa specificità.

La lavorazione della soppressata in Calabria e in tutto il Sud Italia è una tradizione lunga secoli che si perde tra gli antichi mestieri di un tempo. Dobbiamo attendere il 1691 per avere una delle prime testimonianze concrete che ci parli di questo particolare salume: la troviamo nell’opera Della Calabria Illustrata, dove Padre Giovanni Fiore da Cropani elenca, tra le carni salate, quelle che venivano trasformate “in Lardi, in Salsicci, in Suppressate, e somiglianti”

Perché la soppressata si chiama così?

Il nome come è facile immaginare ha origine dall’azione di pressione che viene compiuta quando l’insaccato è in fase di essiccazione, per dargli una forma appiattita. Il termine stesso, poi, subisce dei leggeri cambiamenti a seconda della regione in cui ci troviamo, Nel dialetto luca.no, ad esempio, si dice  “subbursata” oppure “soperzata” mentre in puglia  “sebbursète”.

Lavorazione della soppressata

La lavorazione prevede l’uso di carne fresca di suino ricavata dai tagli più pregiati, come la spalla, la coscia e il filetto. C’è poi anche una parte grassa, costituita dal lardo in percentuale variabile dal 4 al 15% per ogni chilogrammo di carne. La carne è tagliata in pezzi grossolani con la famosa tecnica detta a punta di coltello, che mantiene le porzioni piuttosto compatte. Alla carne sono uniti aromi e spezie (in qualche caso viene aggiunto peperoncino piccante) e l’impasto viene tritato e poi racchiuso in un budello preferibilmente naturale, precedentemente sterilizzato e il tutto viene poi legato con spago, per una migliore saldatura.

Essicazione

Ma la preparazione delle soppressata non finisce qui! Appena realizzata, infatti, è sottoposta ad una fase molto importante, che ne deteriminerà il risultato finale: l’essicazione, che avviene secondo standard ben precisi. Innanzitutto la luce, o meglio il buio: l’essicazione deve avvenire in un ambiente non illuminato. Poi, il tempo: il processo dalle 3 alle 12 settimane, a seconda del peso, diametro e risultato che si vuole ottenere (la soppressata DOP di Calabria prevede una stagionatura di almeno 45 giorni).

Regole ferree:

Affinché la soppressata di Calabria possa avere il marchio DOP ci sono delle precisissime regole da seguire, dalla scelta della carne, al metodo di essicazione. Volete conoscerne alcune?

  1. La Soppressata di Calabria deve essere ottenuta dalla lavorazione di carni di suini nati nel territorio
    delle regioni Calabria, Basilicata, Sicilia, Puglia e Campania e allevati nel territorio della regione
    Calabria dall’età massima di quattro mesi.

2. Le fasi di macellazione e lavorazione devono aver luogo nel territorio calabrese.

3. Il peso medio del lotto dei suini alla macellazione deve essere non inferiore a 140 kg.


Queste sono solo alcune delle norme, e potete trovare le altre anche online consultabili sul disciplinare del prodotto.

Abbinamenti
Ma veniamo alla parte più interessante: come mangiare la soppressata?
Perfetta come antipasto su un tagliere di salumi e formaggio è ottima accompagnata da pane casereccio condito e sott’oli locali. Il vino da scegliere dovrebbe avere una media corposità (come un Aglianico, ad esempio) o potrebbe essere sostituita da una birra chiara leggera o anche una doppia malto, per un accostamento dalle note più consistenti.



Palermo – Alla scoperta dell’itinerario arabo-normanno

Palermo è una citta affascinante e ricca di storia che da sempre offre ai viaggiatori stimoli e ispirazioni per organizzare tour all’insegna della storia e della cultura. Tra questi è possibile ritrovare l’Itinerario arabo-normanno, Patrimonio Mondiale dell’Umanità dal 2015, che è entrato di fatto nella World Heritage List.

Lo stile architettonico conosciuto come Arabo-Normanno è un’espressione artistica che unisce in sé, come suggerisce il nome influenze arabe a elementi tipici normanni, dando vita ad un modello che ritroviamo quasi esclusivamente a Palermo e in alcuni centri vicini ovvero Monreale e Cefalù.

Un po’ di storia

Lo stile arabo approda a Palermo a partire dal IX secolo, e precisamente dal 827 anno a cui si fa corrispondere l’inizio della dominazione araba, che strappò la città e i più importanti centri dell’isola dalle mani dell’impero di Bisanzio. Il periodo arabo durò circa due secoli e in questo lungo lasso di tempo furono realizzate opere imponenti come palazzi, luoghi di culto, minareti e Palermo, che divenne capitale della Sicilia (prima lo era Siracusa) proprio per volere degli arabi, doveva presentare un volto per alcuni aspetti molto simile a quello dei ricchi paesi orientali.

Nell’XI secolo i Normanni (cattolici) arrivati in Italia, sconfissero gli arabi (musulmani) appropriandosi delle città e degli edifici in esse costruiti: alcuni di essi furono distrutti, mentre altri vennero modificati profondamente e riadattati a nuove funzioni, rendendo difficile distinguere l’originaria conformazione. Ma non è tutto, i normanni riconosciuto il grande valore delle maestranze arabe presenti sul territorio e dovendo realizzare nuove architetture, si avvalsero di costruttori musulmani per realizzare i principali luoghi del potere civile e religioso. Da questa fusione nasce quindi lo stile arabo-normanno, che vede resistere alcuni elementi tipicamente arabi (come archi ribassati, mosaici geometrici, arabeschi, soffitti decorati con muqarnas, ovvero alveoli o stalattiti scolpiti e dipinti) e fondersi con le nuove costruzioni.

L’itinerario arabo-normanno

Per valorizzare gli edifici appartenenti a questa tendenza stilistica di grande interesse artistico, ma anche storico e culturale è stato tracciato un itinerario ideale che abbraccia i principali siti in stile arabo-normanno, il quale che rientra nel Patrimonio dell’Unesco e comprende i seguenti siti:

A Palermo 

  • Palazzo Reale o dei Normanni e annessa Cappella Palatina 
  • Cattedrale della Vergine Maria Santissima Assunta in cielo
  • Chiesa di San Giovanni degli Eremiti
  • Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio o della Martorana
  • Chiesa di San Cataldo
  • Castello della Zisa 
  • Ponte dell’Ammiraglio. 

A Monreale

  • Duomo e chiostro annesso

A Cefalù

  • Cattedrale e chiostro annesso 

Qual è il periodo migliore per visitare Palermo e muoversi scoprire questi incredibili edifici?
Sicuramente la stagione estiva rappresenta un momento felice per questo tipi di viaggio, permettendovi di coniugare il mare alle scoperte culturali; tuttavia il clima delle coste siciliane è mite e piacevole anche durante l’autunno e la primavera, periodi che vedono un flusso turistico meno intenso e che vi permetteranno di godervi in tutto relax le spiagge e i siti artistici. Tuttavia, ultimamente, anche in inverno Palermo e molte città siciliane sono sempre più visitate da viaggiatori soprattutto italiani, i quali desiderano concedersi una breve vacanza all’insegna delle bellezze storiche, dedicandosi ad un tipo di turismo orientato verso l’enogastronomia e la scoperta delle tradizioni locali.

A questo punto non avete scuse, ogni momento è quello giusto per visitare i siti dell’itinerario arabo-normanni e non solo!

Perciavutti il rito antico per il vino nuovo

Nei piccoli borghi dove l’identità è una questione di tradizioni, radici e usanze che si tramandano nei secoli, il tempo è scandito dalle stagioni e il ritmo di queste ultime dai riti antichi. Un tra i più caratteristici è rappresentato dalla Festa dei Perciavutti e si celebra in diversi paesi della Calabria l’8 dicembre, in concomitanza con la Festa dell’Immacolata. Questa tradizionale ricorrenza è organizzata in onore del vino nuovo, pronto per essere assaggiato dopo il periodo della vendemmia (periodo che da fine agosto dura sino a novembre): infatti il nome Perciavutti deriva dal verbo “perciare” e cioè forare (in questo caso le botti colme di vino). Uno dei centri in cui la festa dei Perciavutti è particolarmente sentita è Mormanno, un borgo in provincia di Cosenza situato nel Parco del Pollino. Per l’occasione, dopo i festeggiamenti in onore della Vergine Immacolata, nei quartieri del borgo si apre una dimensione antica fatta di storie, lavori di un tempo e sapori genuini. Tra i vicoli e le stradine si assiste alla riapertura le cantine (o i “vuttari”, come venivano chiamate una volta) dove avviene l’assaggio del vino nuovo accompagnato dalla degustazione dei piatti tipici della tradizione contadina. L’atmosfera è poi ulteriormente rallegrata da spettacoli musicali e dalla presenza di mercatini dove poter acquistare prodotti gastronomici e articoli d’artigianato.

Ma perché la festa dei Perciavutti cade proprio l’8 dicembre?

Come moltissimi riti popolari, la scelta del periodo dell’anno in cui vanno esercitati è accuratamente scelta e, molto spesso, prevede una stretta connessione tra la dimensione quotidiana legata al lavoro della terra e la sfera religiosa. Fino al XV secolo l’assaggio del vino nuovo era previsto nel mese di novembre, tuttavia oggi questa tradizione è slittata di un mese per via di alcune vendemmie tardive che vengono fatte proprio in questo mese. Per quanto riguarda invece il giorno, ovvero l’8 dicembre, sembrerebbe voler rimarcare una connessione con la Vergine, una figura che, in un certo senso, conserva un profondo legame con il vino: secondo le Scritture, infatti, fu proprio grazie al suo convincente intervento che Gesù, durante l’episodio delle Nozze di Cana compì il suo primo miracolo trasformando l’acqua in vino. Ecco perché, inoltre, nella tradizione popolare la Madonna dell’Immacolata Concezione è chiamata anche Madonna del vino.

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Trekking urbano, un modo alternativo per esplorare la città

Sempre più spesso si sente parlare di trekking urbano (urban trekking o urban hike), un termine che vede l’unione della componente esplorativa e avventurosa con la dimensione cittadina. Ma cos’è di preciso il trekking urbano e come viene praticato?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un passo indietro e tornare a qualche decina di anni fa, quando le modalità di viaggio erano piuttosto standardizzate e le attività da praticare durante soggiorni e gite fuori porta rientravano in un insieme piuttosto ristretto e ben classificato.
I viaggi erano considerati quasi un lusso, o comunque un’occasione speciale, e si preferivano le mete inserite nei circuiti turistici più frequentati e famosi. Con il passare del tempo e grazie ai mutamenti avvenuti a livello economico e sociale, viaggiare è divenuto più facile e accessibile, nuovi desideri di viaggio sono nati nel grande pubblico e mete mai considerate prima sono state introdotte in tour e pacchetti turistici in modo da poter assecondare le aspettative di ogni tipologia di viaggiatore.

In questo scenario troviamo l’urban trekking, che si pone come un modo alternativo di visitare, conoscere e vivere un centro urbano, oltrepassando il classico concetto di visita guidata che va ad arricchirsi di una vena avventurosa e dinamica.

Quando parliamo di Urban Trekking

Il trekking urbano è dunque una visita a piedi alla città in cui il senso della scoperta, dell’esplorazione e della meraviglia rivestono un ruolo fondamentale e slarghi, punti panoramici nascosti e stradine secondarie diventano delle piacevoli deviazioni al percorso che conduce verso i luoghi più conosciuti. Il trekking urbano è un’esplorazione del territorio praticata senza remore e pregiudizi, con la consapevolezza che conoscere una città, un borgo o un paese significa anche perdersi nei suoi luoghi più remoti, da attraversare con energia e vitalità proprio come si fa durante le escursioni di trekking naturalistico.

Questa attività, essendo molto particolare (e relativamente giovane, dal momento che nasce ufficialmente a Siena nel 2003) non è adatta a tutti, per questo molti preferiscono svolgerla da soli o in gruppi ristretti, naturalmente sempre equipaggiati di scarpe comode e zaini ergonomici.
La mappa della città?
Utile da tenere in tasca, ma da consultare il meno possibile per rendere l’esperienza ancora più entusiasmante!

Consulta i nostri pacchetti e scegli quali città visitare praticando trekking urbano.

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