Calabria

Culla della Dieta Mediterranea, quella calabra è una tavola conviviale, dai sapori forti e intensi. Il peperoncino è sovrano: coltivato nei vasi accanto al basilico, accende gli animi ed esalta la ‘nduja, l’insaccato spalmabile prodotto a Spilinga, nonché il morzello, dallo spagnolo “el muerzo” (il morso), un piatto piccantissimo a base di interiora di vitello, tipico delle zone di Catanzaro, adatto a palati coraggiosi! Le polpette nel sugo, “i purpetti”, sono un’autentica istituzione a Cosenza, conosciute dal ‘400 e nate come piatto di recupero, per i calabresi significano tante cose: casa, festa, domenica; da mangiare nelle gite fuori porta, il ricordo di mamme e nonne sapienti. Nell’entroterra il pesce stocco, una ricetta a base di baccalà, cipolle pomodoro, è un piatto che può essere accompagnato anche da un buon vino rosso locale. Sorprendente è la sopravvivenza ancora oggi degli strangugliaprieviti o strozzapreti (gnocchetti fatti a mano) e delle lagane, una specie di tagliatella larga da mangiare con i ceci. Restando nel solco della cucina tradizionale, non si potrà rinunciare al sapore inconfondibile delle lenticchie di Mormanno e del fagiolo bianco poverello, veri ambasciatori della cultura agroalimentare del Pollino. Sempre a Mormanno (CS) vive la tradizione del bocconotto, dolce di pasta frolla morbida farcito da mostarda o marmellata di ciliegia. Anche il cedro in Calabria ha una storia che va scoperta. Coltivato da secoli in queste terre è considerato un frutto sacro dal popolo ebraico: per questo rabbini da tutto il mondo ogni estate arrivano a Santa Maria del Cedro e insieme ai contadini selezionano i cedri migliori per la festa delle capanne. La raccolta è un momento di festa che richiama numerosi visitatori. Reggio Calabria è la patria del torrone, quello di Bagnara è una tradizione dal 1690 quando una nobildonna spagnola giunse a Bagnara portandone la ricetta. A rendere speciale questo torrone è l’utilizzo del miele di zagara, il profumatissimo fiore degli agrumi che abbonda sulla Costa Viola, le mandorle locali, il cacao e la cannella. La tavola calabrese mantiene vive le radici di questa terra e si direbbe che tra il Pollino, la Sila e lo Stretto si avverte più che altrove la connessione tra le esigenze della nutrizione e quelle dello spirito.

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