La Basilicata è una regione che regala ai viaggiatori sorprese inaspettate, luoghi nascosti e scenari sconosciuti ai più. Uno di questi è il borgo di Venosa (PZ), che ci ospita con le sue memorie storiche e ci avvolge in un tempo sospeso che aspetta solo di essere esplorato.
Venosa
Nel cuore del territorio chiamato Vulture Melfese, su un altopiano collinare, troviamo Venosa. Il borgo, immerso nel verde e affacciato sulle vallate sottostanti, è un luogo perfetto per una viaggio all’insegna della storia e del buon cibo. Il centro cittadino è collocato a 400 metri sul livello del mare e si sviluppa attorno alle importanti e suggestive testimonianze storiche che caratterizzano fortemente la città. Venosa, infatti, fu fondata dalle antiche popolazioni latine, ma nel 291 a.C. fu conquistata dai romani, che ne fecero un punto strategico per controllare la Valle dell’Ofanto e la Via Appia e, sempre in epoca romana, la città diede i natali al poeta Orazio, cosa che ancora oggi per tutti gli abitanti del luogo è motivo di grande orgoglio. Ma uno dei maggiori punti di interessa (e forse il più suggestivo) è l’abbazia benedettina della Trinità (V secolo), che pur essendo in rovina (e forse, chissà, anche per questo) conserva un fascino assolutamente unico e un alone di misticismo che invita alla contemplazione in uno scenario di rara bellezza. Dal punto di vista urbanistico, invece, Venosa è il tipico borgo dell’entroterra meridionale: stradine lastricate, piazzette, scorci poetici fatte di basse abitazioni talvolta realizzate in pietra, e un bel patrimonio di chiese e palazzi signorili che eleganti ornano le stradine della città. Tutto qui sembra un invito a rilassarsi e a scoprire lentamente le bellezze di un territorio ancora poco conosciuto e lontano dalle affollate rotte turistiche, da guardare e apprezzare con occhi nuovi.
Il borgo di Venosa è piccolo ma è ricchissimo di storia, cultura e attrattive e visitarlo significa immergersi in una storia millenaria avvolta dal silenzio rilassante dei piccoli paesini dell’entroterra lucano. Sicuramente da vedere è quindi la città: tra gli edifici religiosi e i palazzi signorili segnaliamo la bella chiesa seicentesca di San Filippo Neri e di San Rocco, dedicata al Santo per aver liberato la città dalla peste nel 1503; l’elegante palazzo Calvino, il palazzo del Balì, la cui costruzione risale al XIV secolo ed è sede dell’ordine religioso dei Cavalieri di Malta, e il più grande palazzo Rapolla, più “moderno”, che risale al XVII secolo. Tra le strade e nelle piazzette, poi, troviamo diverse fontane antiche, come quella quattrocentesca di San Marco. Meritano una visita i resti del Castello Longobardo e del Castello Aragonese, costruito nel 1470 da Pirro del Balzo, mentre una tappa obbligata è il Parco Archeologico, poco distante dal centro abitato dove scoprire i resti delle ville e delle terme romane, la casa di Orazio e la meravigliosa abbazia della Trinità, chiamata l’Incompiuta. Ma le bellezze di Venosa non finiscono qui, in questa città infatti si trova il sito di Notarchirico che è il sito preistorico più antico della Basilicata, dove poter vedere tracce storiche incredibili appartenenti all’homo erectus e a vari animali estinti. Per chi, poi, ha voglia di spostarsi nei dintorni di Venosa, non mancano attrazioni suggestive come la città di Lavello, Monticchio con i suoi laghi e Melfi, storica città normanna.
I borghi e le città del Vulture-Melfese si distinguono per una cucina ricca e genuina, realizzata con gli ingredienti semplici della tradizione contadina. Due vanti del territorio sono l’olio extravergine d’oliva e il vino Aglianico del Vulture DOC, che affonda le sue origini al tempo dei romani e forse ancor prima, al tempo dei greci. Per i primi piatti troviamo, tra i più tipici, un caposaldo della tradizione lucana e del sud: le lagane (un pasta a base di farina di grano duro) con i ceci, ma troviamo anche i cavatelli con le cime di rape e la past' e tar' cucòzz, ovvero le penne condite con i talli di zucca, pomodori pelati, aglio, prezzemolo, olio d'oliva e sale. Nei secondi piatti, invece, trionfano decisamente i sapori forti che, soprattutto in inverno (quando a Venosa può anche nevicare) riescono a riscaldare con il loro gusto avvolgente. Troviamo infatti il classico baccalà con i peperoni cruschi, I ciammarucchid, ovvero lumache condite con pomodori e origano, e un particolare spezzatino a base di carne di capra: u cutturidd. Per finire, passiamo ai dolci. A Venosa dovrete assolutamente assaggiare i pizzicanelli: biscotti tipici a forma di rombo, a base di cacao, cioccolato, mandorle e cannella; i cauzincidd' che sono una sfoglia ripiena di ceci e castagne (questi dolci sono invernali e consumati durante il periodo natalizio) e le pettole: piccole frittelle zuccherate.
Gli eventi a cui partecipare a Venosa, sono coinvolgenti nella loro genuinità e profondamente legati all'identità del luogo. A ottobre ricorre la festa della vendemmia, un’occasione importante in una città come Venosa, profondamente legata alla produzione del vino. In questa occasione sono previsti momenti di aggregazione con musiche popolari, convegni sull’arte vinicola e ovviamente degustazione di vini e prodotti tipici. A giugno, invece si festeggia la Santissima Trinità, un appuntamento all’insegna della religiosità (essendo una festa molto sentita), ma anche della tradizionale fiera che si svolge in concomitanza. Dal 16 al 18 agosto, invece, si celebra San Rocco, il Patrono di Venosa: durante l'evento, alla cerimonia religiosa sono affiancate manifestazioni musicali alla luce delle luminarie e, a conclusione, lo spettacolo dei fuochi pirotecnici. Infine segnaliamo un appuntamento davvero unico e particolare il Certamen Horatianum, ovvero una gara che prevede la traduzione e il commento di opere di Orazio in cui si sfidano studenti italiani ed europei che frequentano indirizzi classici. Un evento davvero peculiare, che certamente merita di restare vivo nel tempo!