Grecanica Area

In Calabria esiste un luogo chiamato “Area Grecanica” di incredibile interesse storico, culturale e antropologico. Qui, infatti, si parla quel greco antico che un tempo era la lingua dei popoli ellenici che, una volta giunti sulle coste calabre, vi si stabilirono definitivamente. Una terra da tutelare e conoscere, dunque, immersa in un paesaggio caratteristico e rurale, che non possiamo non esplorare e conoscere.

L’area Grecanica (o Grecofona o Bovesìa) è una zona del territorio calabrese collocata all’estremo Sud del versante Ionico dell’Aspromonte. Comprende 11 comuni (Bagaladi, Bova, Brancaleone, Condofuri, Melito di Porto Salvo, Palizzi, Roccaforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo e Staiti) dislocati attorno ai monti di Bova (da qui Bovesia). I centri sono collocati lungo la vallata della fiumara dell’Amendolea, poco lontani dalla costa su un territorio in prevalenza montuoso attraversato da corsi d’acqua e piccole cascate. La zona è considerata l’ultima roccaforte della lingua greca antica, parlata millenni fa in Calabria. Questa regione, infatti, non solo era un'importante crocevia durante scambi commerciali che univano Oriente e Occidente, ma era anche un luogo scelto dai popoli ellenici per stanziamenti duraturi nel tempo. Precisamente l’Area Grecanica comprende i comuni di: La lingua greca, però, rischia pian piano di scomparire: a Bova e a Condofuri è parlata soprattutto dalle vecchie generazioni, mentre a Gallicianò e a Roghudi chi la conosce la usa prevalentemente nella sfera privata. La progressiva scomparsa del greco è stata determinata da diversi fattori, tra cui i più rilevanti sono stati sicuramente il dissesto idrogeologico e l'isolamento territoriale dovuto ai pochissimo collegamenti interni. Fino agli anni '50, infatti, molti paesi di quest'area erano sprovvisti di strade carrabili e gli unici collegamenti esistenti consistevano in tortuose mulattiere. Tutto questo ha determinato una forte immigrazione e una progressiva scomparsa degli ellefoni calabresi. Oggi l'abitato si trova in gran parte nei confini del Parco nazionale dell'Aspromonte, ed è immerso in una pacifica quiete. Il territorio, ora discretamente urbanizzato, conserva comunque alcune caratteristiche che rendono questa terra un luogo "difficile", e forse anche per questo ancora incontaminato e affascinante.

Le esperienze e le cose da fare in Bovesia sono tante e tutte nel segno dell’autenticità. L’arcaica dimensione pastorale, infatti, sembra invadere ogni ambito: tradizioni, luoghi e storie si intrecciano dando vita a suggestioni uniche difficili da ritrovare altrove. Nell’area grecanica, territorio fatto di alture attraversate da fiumare, non manca la possibilità di praticare trekking percorrendo itinerari naturalistici che partono da Palizzi, Condofuri, Bova e che conducono a sorgenti, cascate o punti panoramici. Chiese di antica origine e imponenti castelli arricchiscono il territorio con il loro valore storico e culturale: ad Amendolea (frazione di Bova) i bellissimi ruderi del castello trecentesco resistono nel tempo, mentre a Montebello Jonico il castello di Piromallo è un’interessante testimonianza che ci riporta nel ‘700. A Palizzi, la chiesa di Sant’Anna ancora conserva parti di architettura medievale, mentre a Bova Marina è possibile viaggiare ancora più lontano nel tempo e visitare un sito archeologico che documenta la presenza dell’uomo sul territorio a partire dal Neolitico. Romantiche e pittoresche passeggiate verso antichi mulini e frantoi (come quelli di Palizzi e Bagaladi) saranno l’ideale per riscoprire l’aspetto rurale di questa terra e concedersi una fuga lontano dalla modernità quotidiana. Infine, per conoscere davvero la cultura e la storia di questo territorio e dei popoli che lo hanno abitato e ancora lo abitano è consigliata una visita ai tanti musei dedicati alle tradizioni contadine locali: a Bova, per esempio ci sono delle belle e interessanti realtà come il Museo Agro-Pastorale dell’Area Ellenofona, il Museo Civico di Paleontologia e il Museo della Lingua Greco-Calabra "Gerhard Rohlfs”. Questi sono luoghi importanti e ricchi di valori importanti: qui, infatti, è celebrata e valorizzata un’identità locale che va assolutamente difesa e tutelata affinché non scompaia nel tempo.

I piatti tipici dell'area grecanica hanno molto in comune con la cucina dell’Aspromonte che prevede cibi di tradizione contadina realizzati con ingredienti genuini, spesso definiti “poveri”, ma di grande gusto e sapore. Accanto al pane, realizzato in alcuni casi ancora con farina di segale, ghiande o castagne, è possibile assaggiare la “pitta ‘rustuta” ovvero una pita simile a quella di tradizione greca e la “lestopitta” che è simile, ma fritta e servita calda, magari ripiegata su se stessa e ripiena di condimenti a base di carne e verdure. La pasta fatta in casa ha una lunga tradizione: le cordelle, a base di farina di segale, uova e latte, sono lavorate fino a formare lunghe cordicelle arrotolate a spirale. Una volta asciugate e poi cotte si condiscono con un sugo leggero, olio, formaggio e pepe, mentre i “ricchi i previti” sono tipici gnocchetti a base di orzo e patate. In questa zona è molto consumata la carne di capra o pecora cotta “in tortiera” (ovvero in una pentola di coccio posta in un forno su un letto braci ardenti che coprono anche il coperchio) e la carne di maiale: particolare e la “curcudìa”, una polenta a base di ciccioli di maiale, mentre soppressate, capicolli e carni conservate in salamoia sono pietanze da assaggiare assolutamente. a macellazione del maiale è spesso ancora accompagnata dalla realizzazione delle frittole, cioè frammenti di carne di maiale cotti a fuoco lento in un pentolone foderato di grasso. Ottimo è il pecorino che si produce con latte ovino e caprino locale e le ricotte fresche o affumicate, consumate soprattutto durante i periodo pasquale e natalizio. I dolci tipici, come in gran parte del territorio calabro, sono legati al mondo contadino e alla sfera religiosa: gli “scaddateddi” sono ciambelline friabili aromatizzate al cimino, legate al rito del matrimonio, di cui un tempo erano una sorta di “bomboniera” per gli invitati; i “buffeddi” sono fatti da un impasto ripieno di patate dolci, vino cotto, cannella e chiodi di garofano e infine i Petrali, dolci natalizi che prevedono un impasto aromatizzato al vino bianco ripieno di fichi secchi, noci e mandorle amalgamate con vino cotto: esistono in due versioni, una chiusa e una aperta, decorata con cordoncini di pasta e confettini colorati. Ogni comune della zona, ha poi delle usanze e tradizioni gastronomiche tutte sue e scoprirle sarà un viaggio in un passato lontano e inafferrabile da rivivere assaporando antichi sapori.

Gli eventi che si celebrano nell’Area Grecanica sono diversi e la maggior parte è legata al culto popolare e alla sfera religiosa. Anche se non mancano manifestazioni dedicate all’intrattenimento e alla cultura moderna. La Domenica delle Palme a Bova ricorre la tradizionale Festa delle Pupazze in cui le Pupazze, ovvero sagome femminili ottenute intrecciando i rami di ulivo, sono portate in processione e, quando questa è terminata, vengono benedette. Sempre a Bova a inizio maggio si festeggia San Leo, che prevede la celebrazione religiosa e una solenne processione a cui partecipano tutti gli abitanti del borgo, la stessa partecipazione solenne si ritrova a Palizzi, a luglio, durante la festa di Sant’Anna. Ma nell’Area Grecanica, ci sono due eventi molto importanti che, attesi per tutto l’anno, si sviluppano sull’intero territorio della Bovesia: il Festival Paleariza, ad agosto, ovvero una manifestazione che comprende tanti appuntamenti dislocati nei comuni grecofoni calabresi, in cui tra spettacoli, musiche e manifestazioni si celebra la storia e l’identità di questa terra e il “Pentedattilo Film Festival”, ovvero un festival internazionale dedicato esclusivamente ai cortometraggi valorizzando l’ambito del cinema breve mondiale. L’evento si svolge nel borgo di Pentedattilo, in provincia di Reggio Calabria, che per il suo aspetto di piccolo e caratteristico borgo è stato celebrato da tanti viaggiatori del passato, e che ora è protagonista di una rinascita culturale contro l’abbandono che ha vissuto e rischia di vivere questa zona ricca di storia e fascino.

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